Oggi è necessario più che mai parlare di Minimalismo Digitale. Negli ultimi anni, il documentario The Social Dilemma su Netflix ha sollevato un dibattito importante su come la tecnologia e i social media stiano plasmando le nostre vite. L’aspetto interessante è che non sono semplici consumatori a parlarne, ma ex dipendenti di aziende tech di primo piano come Facebook e Google. Sono loro stessi, architetti di questi strumenti, a interrogarsi sulle conseguenze dell’uso eccessivo della tecnologia.
Parliamoci chiaro: che il fenomeno dei social network debba essere meglio controllato è un fatto condiviso da molti. Il punto cruciale, tuttavia, è trovare un equilibrio. Come diceva Aristotele – senza pensare a Facebook – “la virtù sta nel mezzo”. Non si tratta di demonizzare la tecnologia, ma di imparare a gestirla con saggezza. Come per molti strumenti potenti, la regola d’oro dovrebbe essere: Handle with care.
Uno dei temi più inquietanti emersi nel documentario è la dipendenza. Chamat Palihapitiya, ex manager di Facebook, parla del tasto “like” e di come sia stato concepito per creare dipendenza, lasciando un senso di vuoto. Tim Kendall, altro ex di Facebook e Pinterest, racconta di come non riuscisse a staccarsi dal proprio social network anche quando tornava a casa dal lavoro. Un problema comune a molti: come possiamo controllare l’uso dei social quando è il sistema stesso a incentivarne l’abuso?
Social ma con il benessere al centro
Questa riflessione ci porta a un tema più ampio: il benessere delle persone. Non è solo una questione di protezione dei dati, ma di trovare alternative che migliorino la qualità della nostra vita. E qui entra in gioco il concetto di minimalismo digitale.
Da quando ho scoperto Cal Newport, con il suo libro Digital Minimalism, ho iniziato a considerare un approccio diverso al mondo digitale. Lungi dall’eliminare del tutto la tecnologia, Newport propone di utilizzarla solo per ciò che porta valore reale alla nostra vita, eliminando tutto il superfluo. Come dice lui stesso: “I minimalisti diffidano delle attività di scarso valore che rubano tempo e attenzione, causando più danni che benefici.”
Questo libro ci offre la chiave per gestire meglio la nostra relazione con il digitale. Attraverso l’adozione di “protocolli d’uso”, possiamo definire come e perché usare un’app o un social network, limitandone l’uso solo a scopi utili e consapevoli.
Un esempio illuminante viene dalla comunità Amish. Pur vivendo in una realtà apparentemente lontana dalla tecnologia, anche loro la utilizzano, ma solo quando essa porta un beneficio concreto alla loro vita o al loro lavoro, come nel caso dei generatori di energia o dei siti internet per il commercio agricolo. È un uso consapevole e misurato, un modello che dovremmo considerare anche noi.
Minimalismo digitale e decluttering
Il minimalismo digitale si basa su una pratica fondamentale: il decluttering. Newport suggerisce di staccarsi dal digitale per un mese, verificando poi quali app e strumenti digitali meritano di essere reintrodotti. Non è semplice, ma vale la pena provarci. Io stessa ho sperimentato un mese di utilizzo ridotto delle app e i benefici sono stati notevoli: maggiore concentrazione, una rinnovata attenzione al presente e una riflessione più profonda sul perché usiamo certi strumenti.
In parallelo, vorrei menzionare Il sogno di Solomeo di Brunello Cucinelli che mi ha offerto una visione umanistica che si intreccia perfettamente con questo discorso. Cucinelli parla di un ritorno al kalos kai agathos, la bellezza e il bene, un valore che la tecnologia sembra aver offuscato. La sua visione filosofica e pratica ci ricorda che il progresso non è fatto solo di innovazione tecnologica, ma anche di equilibrio, di umanità, di bellezza.
Umanesimo e minimalismo digitale sono, quindi, risposte possibili al social dilemma. Non si tratta di rinunciare alla tecnologia, ma di riscoprire cosa ci rende umani e come possiamo vivere in un mondo sempre più connesso senza perdere di vista ciò che conta davvero.
Dobbiamo imparare a gestire la tecnologia, non a farci gestire da essa. E forse, come ci insegnano tanto Cucinelli quanto Newport, è arrivato il momento di fermarci, riflettere e reimparare a stare al mondo, ognuno con il proprio equilibrio.
Quest’articolo fa parte della sezione del sito dedicata alla concentrazione, Get into the flow, strategie per lavorare al meglio e limitare le distrazioni. Puoi scoprire gli altri articoli nella sezione Focus On di Creative Notes And, con tutti gli approfondimenti tematici.