“Flow”, o stato di flusso, è un termine che, negli ultimi anni, ha acquisito una rilevanza crescente, specialmente tra i creativi e coloro che lavorano in ambienti ad alta intensità mentale. Il concetto è stato reso popolare dal celebre libro Flow: The Psychology of Optimal Experience, scritto da Mihaly Csikszentmihalyi, psicologo di origine ungherese. Tradotto finalmente anche in Italia da ROI Edizioni, questo testo del 1990 esplora uno dei temi più trasversali e universali della nostra esistenza: la psicologia dell’esperienza ottimale.
Ma cosa rende Flow così speciale? Perché è così apprezzato da creativi, musicisti, pittori e, più in generale, da chiunque cerchi di migliorare la propria produttività e benessere? La risposta sta nel concetto di “flusso” stesso: uno stato mentale in cui si è completamente immersi e coinvolti in un’attività, al punto da perdere la cognizione del tempo e dimenticare tutto il resto. Questo stato di intensa concentrazione non è solo un mezzo per produrre di più, ma è anche una fonte di felicità e realizzazione personale.
Flow e meditazione
Secondo Csikszentmihalyi, raggiungere il flow è un’esperienza che può cambiare profondamente la nostra percezione del lavoro e della vita quotidiana. Quando siamo in flow, ci sentiamo vivi, motivati e concentrati su ciò che stiamo facendo, senza essere distratti da elementi esterni. È una sensazione che molti creativi conoscono bene: quando si è immersi nella creazione artistica, nella musica o anche in un progetto lavorativo che appassiona, si entra in una sorta di armonia che rende l’esperienza unica.
Una parte curiosa del libro è quando Csikszentmihalyi ironizza sulla meditazione, sostenendo che è più efficace trovare qualcosa che si ama per coltivare la concentrazione, piuttosto che costringersi a stare immobili come dei fachiri. Una provocazione che oggi, nell’era della mindfulness, risuona ancora più forte. Ognuno ha il proprio modo di trovare lo stato ottimale di concentrazione, ma ciò che conta è il processo di scoperta e di coinvolgimento totale in un’attività significativa.
App come Calm hanno parecchia presa oggi proprio per questo bisogno collettivo di sgombrare la mente dall’ansia e lavorare sull’essere presenti qui e ora. Che sia ascoltando una voce che ti guida verso il tuo respiro o ascoltando suoni creati da musicisti (anche famosi) appositamente per l’app.
Deep Work
Oltre a Flow, un altro libro che esplora il tema della concentrazione è Deep Work di Cal Newport. Questo testo si apre con l’aneddoto di Carl Jung, che negli anni ’20 si rifugiò in una torre vicino a Zurigo per isolarsi e concentrarsi sulle sue teorie. Newport sottolinea come, anche oggi, nell’era dei social media e delle notifiche incessanti, la capacità di isolarsi e concentrarsi profondamente sia una risorsa essenziale per chiunque voglia produrre lavoro di qualità.
La lezione di Jung e Newport ci ricorda che la concentrazione è necessaria non solo per scrittori e filosofi, ma per chiunque voglia produrre valore reale in un mondo sempre più frammentato. La distrazione è il nemico della produttività, e i social media e le app progettate per catturare la nostra attenzione spesso minano la nostra capacità di entrare in uno stato di flow. In un’epoca in cui ogni piattaforma digitale compete per una porzione del nostro tempo, siamo noi a dover scegliere consapevolmente cosa merita davvero la nostra attenzione.
Csikszentmihalyi e Newport propongono entrambi un approccio disciplinato alla concentrazione, che va oltre il semplice eliminare le notifiche. Il minimalismo digitale di Newport (ne abbiamo parlato qui) ci invita a ridurre l’uso del digitale a ciò che è essenziale e utile, mentre Csikszentmihalyi ci sprona a cercare attività che ci coinvolgano a tal punto da dimenticare le distrazioni. Questa consapevolezza nell’uso della tecnologia è cruciale per entrare in flow e vivere esperienze più profonde.
Perché, alla fine, la vera sfida non è solo imparare a concentrarsi, ma capire dove e come indirizzare questa concentrazione. È necessario sviluppare un nuovo rapporto con il tempo e l’attenzione, affinché le nostre attività non si riducano a semplici task quotidiani, ma diventino momenti di crescita personale e professionale.
Fare spazio
Una delle lezioni più preziose che possiamo trarre da Flow e da Deep Work è l’importanza di creare uno spazio mentale e fisico per la concentrazione. Che si tratti di un angolo di casa dedicato al lavoro, di una passeggiata nella natura o di una routine di meditazione, dobbiamo costruire una struttura che favorisca l’immersione profonda nelle nostre attività.
In conclusione, la capacità di entrare in flow non è un dono riservato a pochi eletti, ma una competenza che tutti possono coltivare. Richiede pratica, disciplina e la volontà di allontanarsi dal rumore e dalla distrazione per abbracciare la concentrazione come fonte di felicità e realizzazione. Che si tratti di creare arte, risolvere un problema complesso o semplicemente vivere più consapevolmente, l’arte della concentrazione ci aiuta a vivere meglio, a lavorare meglio e, in definitiva, a essere più felici.