Le parole sono, naturalmente, la più potente droga usata dall’uomo scriveva Rudyard Kipling a cavallo tra Ottocento e Novecento. La tecnologia e la scienza hanno accelerato nell’ultimo secolo cambiando notevolmente il nostro modo di essere umani ma no, la potenza delle parole è rimasta immutata. Per fortuna. Semplicemente è cambiato il nostro modo di usarle. E in un mondo con il t9, ChatGPT e il correttore automatico abbiamo più strumenti, è vero, ma non sempre siamo in grado di fermarci un attimo e chiederci davvero cosa c’è dietro il nostro linguaggio e cosa stiamo effettivamente dicendo. Trasmettendo.
Comunicare come Steve Jobs e i migliori oratori degli eventi TED è davvero un gran bel libro. Parte dal grandissimo carisma comunicativo di Steve Jobs per chiedersi come si può creare il discorso perfetto. Quali sono quegli ingredienti che proprio non possono mancare? Senza però dimenticarci che il tocco personale (lo dice anche il libro) è quell’aspetto fondamentale che riesce a rendere magico il tutto. Come nel caso del celebre discorso di Jobs alla Stanford. Del resto come diceva lui le persone piene di passione possono cambiare il mondo in meglio.
Carmine Gallo, autore del libro e un consulente di comunicazione di grandi leader, decide quindi di analizzare i migliori discorsi proposti dal format TED Talks per ricavare quei nove ingredienti che possono effettivamente rendere un discorso memorabile. Del resto quando uno speaker viene chiamato dal format no profit (quello originale gestito a livello global ovviamente, non locale come i TEDx gestiti in maniera indipendente) per raccontare le sue idee, accoglie l’obbligo morale di dare il meglio. Perché se le idee sono la moneta del XXI secolo, raccontate in maniera brillante può davvero cambiare il mondo. Questa è la forza delle parole.
Il libro, che vale la pena leggere perché è una miniera di spunti, ci insegna nove punti fondamentali. Tutto parte dal guardarci dentro: se la passione è l’ingrediente fondamentale, dovremo parlare di qualcosa che ci emoziona davvero. Che conta per noi e che riesce ad entusiasmarci. Non potremo mai emozionare se stiamo parlando di qualcosa che non sentiamo come nostro. Identificato l’argomento, dovremo quindi raccontarlo al meglio. Lo storytelling è lo strumento più efficace, quel pathos che riesce a suscitare emozioni e reazioni in chi ci ascolta. Raccontare storie, infatti, è lo strumento di coinvolgimento e persuasione più efficace. Lo sanno benissimo i marketing manager che quando dicono comunicare il valore di un marchio, raccontare storie coinvolge gli ascoltatori e la clientela in maniera profonda e più significativa rispetto a qualsiasi dato tecnico.
Il segreto della formula delle TED consiste nel fatto che ci vengono presentati esseri umani che entrano in contatto con altri esseri umani in maniera diretta e quasi vulnerabile. Si sale sul palcoscenico nudi, metaforicamente parlando. I discorsi più efficaci sono quelli in cui si coglie un’umanità fatta di emozioni, sogni, immaginazione.Chris Anderson, curatore delle TED
Parlando di discorsi e non testi scritti, esercitarsi a raccontare ad alta voce è altrettanto fondamentale. Si tratta di imparare a prendere il ritmo giusto, quello che riesce a tenere alta l’attenzione senza però rischiare di non essere compresi. Maestro di questo tipo di comunicazione può essere considerato Tony Robbins, coach dei leader, che in una TED del 2006 ha parlato alla velocità di 240 parole al minuto. Ed è stato molto coinvolgente.
C’è poi una sezione fondamentale del libro che parla del bisogno di essere innovativi. Per distinguerci dalle altre conferenze è importante insegnare qualcosa di nuovo, mai sentito prima e portare un tocco di leggerezza: l’umorismo è un’arma potentissima nel nostro arsenale. Saper far ridere nella maniera giusta non è banale e richiede una certa dose di intelligenza e spirito: mai perdere la possibilità di strappare un sorriso. Così come di stupire creano il classico momento WOW, inaspettato e in grado di imprimersi nella memoria grazie a qualcosa di coinvolgente e mozzafiato. Di esempi che Carmine Gallo fornisce ce ne sono molti, anche a livello di stratagemmi scenici, ma ho trovato super interessante lo speech di Amanda Palmer, musicista di nicchia che è in grado di tenere sempre alto l’interesse degli ascoltatori.
L’ultima sezione del libro di Gallo è dedicata a cosa può rendere davvero memorabile un discorso. Punto primo: non superare i 18 minuti. Ai più logorroici tra noi sembrerà difficile ma la verità è che l’attenzione di una persona è limitata (oggi come non mai) è un discorso controproducente. Super interessante il consiglio numero otto: dipingete un’immagine mentale con esperienze multisensoriale. Vuol dire ingegnarsi per superare il semplice ascolto e poter coinvolgere usando anche gli altri sensi. E infine eccoci all’ingrediente magico: l’autenticità. Siate voi stessi perché su quel palco non potete essere convincenti se non ci state mettendo il vostro 100%.
Andando oltre le TED Talks e il libro su Steve Jobs, diciamo che i punti citati si possono trovare in tantissime forme diverse. Ad esempio, sempre in questo mese ho ascoltato in audiolibro Testimone inconsapevole di Gianrico Carofiglio e ho ritrovato molte parti nell’arringa finale che tiene con il fiato sospeso per più di 10 minuti. O ancora, molto diverso e più leggero, sul tema della multisensorialità e della novità è fatto benissimo il telefilm di Netflix Non ho mai. Per tornare alle TED, però, vale la pena ascoltare il discorso di Isabelle Allende per ritrovare tutti gli ingredienti visti finora: vi farà ridere, vi stupirà e vi farà commuovere.